Quante volte ci si è domandato perché, nonostante le delusioni e le
scottature ricevute nelle relazioni di coppia passate, col trascorrere
del tempo si tende spesso a compiere i medesimi passi, quasi a
ripercorrere un copione consolidatosi nel tempo, scegliendo spesso la
stessa tipologia di partner? Anche quando si pensa che proprio quel tipo
di uomo o di donna, con quelle particolari caratteristiche, rappresenti
la causa principale delle proprie sofferenze in amore, e si è decisi a
non ripetere più lo stesso tipo di scelte, ecco che invece ci si
innamora di nuovo dello stesso tipo di partner, che tende a rivelarsi
spesso troppo assente, oppure troppo invadente, e così via, a seconda
dei casi. Comunque sia ci si legherà facilmente con qualcuno che
mostrerà peculiarità analoghe a quelle del compagno/a precedente e che
ci si era ripromessi di evitare.
Stessi attori e stesse attrici,
stessi ruoli interpretati dai partner, dunque, nello scegliersi a
vicenda. Innamorandosi e scegliendo la stessa tipologia di persona si
continua a soffrire, spesso, per gli stessi motivi collegati a
comportamenti che si ripetono immodificati nel corso del tempo.
Ma perché tutto ciò avverrebbe?
Proviamo
a rispondere. Innanzitutto va detto che ben tre quarti delle persone,
secondo quanto scrive Grazia Attili, autrice del libro “Attaccamento e
amore”, tenderebbe a ricreare legami e a costruire relazioni di coppia
con caratteristiche simili alle caratteristiche delle relazioni
instaurate da bambini con la propria madre. Sulla scelta del partner
inciderebbe quindi, secondo l’autrice, il tipo di attaccamento
sviluppato con la madre stessa. In tal senso, la conoscenza dei motivi
più nascosti che possono influire nella scelta del partner, potrebbero
essere di aiuto nel ritrovare un modo di amare e di essere amati che sia
meno doloroso e distruttivo.
In particolare, esisterebbero tre
specifiche modalità di attaccamento che inciderebbero sulla futura
relazione con il partner. Vediamole una per una a partire dallo
svilupparsi della relazione del bambino con la mamma nei primi anni di
vita. Consideriamole poi nel loro ripercuotesi all’interno delle
relazioni mature dell’età adulta:
-Nel caso dell’attaccamento che
viene definito “sicuro”, quando il bambino piange e chiede aiuto, la
madre riconosce prontamente i suoi segnali ed immediatamente accorre. La
madre è presente quindi nel momento del bisogno ma, allo stesso tempo,
non impedisce al figlio di muoversi con una certa libertà che gli
permetta di poter esplorare l’ambiente circostante. Questo bambino
svilupperà una rappresentazione mentale della madre come qualcuno di cui
fidarsi, e un modello mentale di sé come persona degna di essere amata e
confortata. Da grande, quando starà male, sarà in grado di esprimere
quello che prova, e tenderà a sceglier partner che hanno avuto un
percorso affettivo simile al suo, cioè persone sicure, in grado di
confortarlo e di condividere con lui benessere e felicità. Eviterà
invece persone che possano farlo sentire frustrato nel suo bisogno di
essere amato.
-Un altro tipo di attaccamento che può svilupparsi a
partire dalla relazione tra il bambino e la madre, viene definito
attaccamento “insicuro-ambivalente”. In questi casi, quando il bambino
da piccolo piange, la madre a volte accorre, altre no. Mentre in altre
occasioni, quando ad esempio il bambino se ne sta tranquillo a giocare,
può accadere che la madre improvvisamente intervenga a coccolarlo,
interrompendo così le sue attività. In questo contesto, il bambino
fatica a collegare in maniera chiara i suoi segnali alle risposte della
madre, così il suo sistema di attaccamento tenderà a segnalare
continuamente una situazione di rischio. Il bambino sarà allora spesso
capriccioso, si mostrerà sovente triste e difficilmente consolabile
quando starà male, esagerando continuamente le proprie emozioni
negative. La madre d’altro canto diventerà sempre più intrusiva verso di
lui, aspettandosi anche che questi presti attenzione ai suoi bisogni
affettivi. A partire da una situazione del genere il bambino, crescendo,
svilupperà un modello di sé quale persona vulnerabile, e di persona
amabile a volte sì e a volte no. Considererà la figura di attaccamento
in termini di persona inaffidabile e concepirà la realtà esterna come
pericolosa.
Da grande, pur instaurando relazioni di coppia, tenderà a
mantenere un rapporto invischiato e conflittuale con la sua famiglia
d’origine, basato sulla possibilità di liberarsi da quei legami
familiari che a suo avviso gli impedirebbero di diventare una persona
più autonoma.
Nella scelta del partner avrà un forte bisogno di
unione, accompagnato da forte tendenza ad idealizzare l’altro. Tenderà a
scegliere partner che lo tengono a distanza, e si focalizzerà su ogni
minimo segnale di disinteresse del partner, disinteresse che farà
scoppiare la sua gelosia spesso ossessiva. Anche quando sceglierà
partner fedeli potrà capitare che questi ultimi divengano inaffidabili,
una volta resisi conto che le varie scenate di gelosia non dipendono
effettivamente dalla loro oggettiva fedeltà o trascuratezza, ma dalle
modalità proprie e abituali del loro compagno/a. Alla fine, però potrà
anche capitare che scelga un partner fedele, con attaccamento sicuro,
nonostante il soggetto con attaccamento insicuro ambivalente continuerà a
non fidarsi mai completamente dell’altro, e conserverà parte della sua
rabbia verso le figure che più ama.
-Infine vi è il caso
dell’attaccamento “evitante”. Chi lo sviluppa da bambino, quando aveva
bisogno della mamma, veniva spesso rifiutato e non confortato. I bambini
con attaccamento evitante sviluppano sovente comportamenti di falsa
autonomia, evitando di cercare la madre, soprattutto quando sono in
difficoltà, poiché non possono permettersi di subire un rifiuto,
soprattutto nei momenti di maggiore fragilità. In questo modo, il tipo
di attaccamento che svilupperà tale bambino, detto insicuro-ansioso di
tipo evitante, lo porterà a sviluppare un modello di sé come persona non
meritevole di amore, un modello mentale della propria madre come
persona malvagia, e un modello mentale della realtà esterna come ostile,
dove le cose si possono ottenere solo con l’aggressività, altrimenti
tanto vale rinunciare.
Crescendo tenderà a legarsi a partner con
modelli di attaccamento analoghi ai suoi, basati cioè sull’evitamento,
che non richiedano quindi intimità profonda o lo sviluppo di
un’affettività intensa. Altre volte, invece, capiterà che si leghi a
partner che hanno sviluppato un modello di attaccamento insicuro –
ambivalente di tipo invischiante, che tenderanno ad assumersi la
responsabilità di mantenere viva la relazione di coppia, richiamando a
sé il partner “evitante” qualora questi si allontani, e maltrattandolo
poi al suo ritorno. In entrambi i casi, l’individuo tenderà comunque a
legarsi a partner che utilizzano lo stesso modello di attaccamento usato
dalla propria madre: quando si legherà a partner “evitanti”, questi
ultimi mostreranno lo stesso atteggiamento freddo che aveva sua madre
nei suoi confronti, quand’era bambino. Quando invece si legherà a
partner “invischianti”, qualora questi ultimi mostrino atteggiamenti
aggressivi basati su reazioni di rabbia per essere stati trascurati, il
soggetto “evitante” si ritroverà a gestire situazioni che ricordano
l’antico modello materno basato sul rifiuto.
Nella coppia le persone
con stile di attaccamento “evitante” faranno una certa fatica a mettersi
nei panni dell’altro e, di fronte alla sofferenza altrui, tenderanno
spesso a rimanere in silenzio, ritenendo che questa sia la cosa migliore
da fare per rispettare il proprio partner che, al contrario, leggerà un
simile comportamento come un rifiuto.
Ora va detto che questi
modelli qui brevemente descritti sono una bussola per orientarsi nel
campo della scelta delle relazioni sentimentali, ma non devono essere
interpretati in maniera rigida, inflessibile o fatalistica.
Divenire
però consapevoli di come essi influiscano nella scelta del partner, può
rivelarsi utile per rifondare un rapporto di coppia basato su una
maggiore comprensione e conoscenza di sé e dell’altro, che permetta una
migliore gestione delle proprie reazioni e dei propri comportamenti
all’interno della relazione di coppia.