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L'austerità del mio pianeta mi impone di essere severa con me stessa e con gli altri, con chi ha perduto i valori, i principi, sotterrati da una società superficiale dove, l'usa e getta, è diventata la quotidianità. Tante parole belle e giuste vengono usate, ma poi nei fatti l'onestà e il rispetto sono diventati inesistenti !!

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giovedì 25 agosto 2011

PHILOFOBIA - paura dell'amore, paura di amare

Un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla."  
C. Pavese


Amare significa denudarsi, gettare la maschera esterna che spesso indossiamo, rivelare le nostre debolezze. Queste cause le ritroviamo, spesso, nelle persone che vogliono a tutti i costi, in tutte le situazioni, dimostrare d'essere forti e l'innamorarsi potrebbe, invece, rivelare tutta la loro debolezza interiore e che poi debolezza non è, ma al contrario, amare è una dimostrazione di grande forza interiore.

La philofobia è definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata del amore, di innamorarsi o di essere innamorato. Si tratta di una condizione che affligge profondamente la vita di chi ne soffre, dovuto al fatto che i philofobici soffrono molto per via del fatto che non possono innamorarsi. L'origine del disordine  può essere per diversi motivi ma uno dei più probabili è riconducibile ad una sorta di “meccanismo di difesa”, non amiamo per non soffrire, ci sono cause che definirei reattivo-situazionali, quali ad esempio una passata e profonda delusione sentimentale che ci ha profondamente ferito al punto di non volerne più sapere d'innamorarci per il timore di soffrire di nuovo o di essere nuovamente delusi; oppure dovuti a traumi infantili in relazione al la famiglia o l'intorno affettivo che generarono complessi di inferiorità, per fare un esempio fra i tanti, richieste d'affetto ai propri genitori che non trovano risposta o anzi inducono una loro risposta negativa.

Quelli che patiscono di questa fobia sono soliti comportarsi secondo alcuni dei seguenti modi:

  • scegliendo rapporti impossibili in cui mai potrà innamorarsi
  • scegliendo uomini o donne che finiranno per lasciarli per evitare di innamorarsi
  • fuggiendo da qualcuno che si sia innamorato di loro, cercando difetti inesistenti.
L'unico modo di far fronte a questa condizione è usando la pazienza e la negazione. La coppia di un philofobico può optare per negare che sia innamorato di lui o di lei, in questo modo abbasseranno la guardia e fuggiranno di meno. Posteriormente è necessario parlare profondamente dell’argomento se davvero lo si vuol aiutare, e persino far ricorso ad un professionista.

Ritengo che la paura d'amare è fra le peggiore delle paure, perché ci priva della più bella delle componenti della nostra vita, quella d'amare e di essere amati !!!!

domenica 21 agosto 2011

RAGIONE O SENTIMENTO

“In amore la ragione o si dimette o va in aspettativa”.


Questa frase detta da Montalbano nel bellissimo “l’età del dubbio” continua a risuonarmi in testa. Ha ragione lui quando afferma che l’amore vero non ragiona, agisce d’istinto, altrimenti non è vero amore? O anche se innamorati si mantiene sempre un po’ di lucidità? Io ho provato ad agire d’istinto ma mi sono sempre trovata davanti uomini che avevano paura a lasciarsi andare, uomini rigidi, uomini razionali. Forse è vero che l’istinto è donna e la ragione è uomo,o forse gli uomini non hanno abbastanza coraggio per abbandonarsi all’amore. Fa paura abbandonare le riserve, abbattere le barriere con cui ci proteggiamo dalle delusioni, posare finalmente la maschera che indossiamo tutti i giorni. Fa tanto più paura quanti più anni di vita si sono vissuti. Se a vent’anni agire d’istinto è naturale, quando gli anni raddoppiano la ragione ha ormai avuto la meglio sulla nostra capacità di agire d’impulso, di rischiare, di lanciarsi nel buio. Il massimo del rischio concesso ai quarantenni è cambiare casa o ristrutturare la propria. Bandite le emozioni forti, la ricerca di nuove fonti di ispirazioni, la voglia di rinnovarsi. E assolutamente spaventosa è l’ipotesi di innamorarsi di nuovo. Come se fosse una malattia pericolosa. Peccato che sia l’unica cosa che ci tiene in vita e che ci impedisce di continuare a vivere morendo dentro. Senza amore non si vive, si sopravvive, che è cosa ben diversa. Ma per accoglierlo, per accettarlo, occorre che la paura non superi la voglia di amare, occorre che la ragione si dimetta, altrimenti l’amore si svilisce e muore prima ancora di nascere. Ecco, questo non sopporto più di tutto il resto, chi rovina i momenti speciali con una doccia fredda di triste realtà. Chi mette la testa invece di mettere il cuore e preferisce ad un’illusione che scalda l’anima una verità che ingrigisce i giorni,presenti e futuri. Cos’è meglio, invecchiare con le proprie storie, senza rimpianti, o non avere storie da ricordare e da raccontare?

venerdì 12 agosto 2011

I MANIPOLATORI AFFETTIVI (altrimenti chiamati vampiri)

Premetto che il manipolatore può essere tanto di sesso maschile quanto di quello  femminile, perchè è vero che ci sono donne che amano troppo, ma è altrettanto vero che ci sono anche uomini che lo fanno.
Il manipolatore affettivo è una persona con caratteristiche narcisistiche che mette a dura prova la nostra autostima, disintegrandola giorno dopo giorno mettendo in discussione non solo le nostre decisioni ma persino la capacità di prenderle autonomamente.
Il problema è che non ci si accorge di essere caduti nella rete di un manipolatore se non quando è troppo tardi, ormai è finito il processo di seduzione ed è iniziata la fase successiva,  la convivenza, il matrimonio, l’arrivo di un figlio! Insomma interviene un punto di rottura degli equilibri precedenti e avviene la TRASFORMAZIONE. Non è che non ci si renda conto sin dall’inizio infatti, come spiega la psicoterapeuta, le avvisaglie e la percezione che ci sia qualcosa che non va si avvertono ma non si dà troppo peso alle sensazioni.
Ecco 4 modalità trappola o situazioni a rischio che vengono individuate dalla terapeuta e dalle quali bisogna guardarsi dal cadere dentro:
1 Il partner/la partner critica chi ci circonda- il manipolatore cerca di isolare dalle persone che possono rappresentare un pericolo, un “contro-potere”: medici, psicoterapeuti, amici e alcuni membri della nostra famiglia. La conseguenza è il vuoto pneumatico intorno!
2 seduce la nostra famiglia – il vampiro con cortesia, fascino e savoir faire riesce a conquistare parenti e familiari, così non solo avremo paura di non essere credute, ma finiremo pure con il vergognarci di essere così “lagnose” e si non aver saputo riconoscere il compagno della vita.
3 se è un lui: ci chiede di lasciare il lavoro – rientra tutto nel processo di isolamento e sgretolamento progressivo dell’autostima nel quale ci sta catapultando! Attenzione lo fa per evitare che la fiduzia in se possa essere ripristinata rafforzata nell’ambiente di lavoro, ma anche per paura che si conoscano altre persone che ci levino le fette di salame dagli occhi.
4 se è una lei: ci vuole sempre a casa – non ci impedisce di lavorare, ma ci blocca in casa nei week end con pretesti di lavoretti o altro per averlo sempre a disposizione e rafforzare il proprio potere. Impedisce di avere uscite/ amici o spazi tutti per se. Tutto deve avvenire nell’ambito della coppia.

Il test: 

Come riconoscere un manipolatore se tra queste 30 caratteristiche il partner ne ha almeno 14, avete a che fare con uno di loro: 

1 colpevolizza gli altri, riccatandoli in nome del legame familiare, dell'amicizia, dell'amore, ecc.
2 fa credere che bisogna essere perfetti, che non bisogna mai cambiare opinione, che bisogna sapere tutto
3 sa fare leva sui principi morali delgi altri per raggiungere i propri scopi
4 critica, svaluta e giudica le qualità, la competenza, la personalità altrui
5 può essere geloso anche se è un genitore o un parente
6 utilizza lusinghe per adulare, fa regali o improvvisamente è premuroso
7 fa la parte della vittima per essere compatito (esaspera il suo malessere e il carico di lavoro)
8 rifugge le sue responsabilità  riversandole sugli altri
9 non comunica chiaramente i suoi bisogni, sentimenti e opinioni
10 spesso risponde in modo vago
11 cambia argomento con disinvoltura nel corso di una conversazione
12 evita i coloqui e le riunioni
13 telefona o lascia appunti scritti invece di parlare di persona
14 invoca ragioni logiche per mascherare le sue richieste
15 deforma e interpreta la verità
16 non sopporta le critiche e nega l’evidenza
17 fa minacce velate o ricatta apertamente
18 semina zizzania, crea sospetti e conflitti per avere la situazione sotto controllo o per provocare la rottura della coppia
19 cambia idea, comportamenti e opinioni a seconda delle situazioni
20 mente
21 punta sull’ignoranza degli altri e li convince della sua superiorità
22 è egocentrico
23 i suoi discorsi sembrano logici e coerenti, mentre i suoi modi, le sue azioni e il suo stile di vita no lo sono  affatto
24 si riduce sempre all’ultimo momento per chiedere o far fare qualcosa agli altri
25 non tiene conto dei bisogni e dei desideri altrui
26 ignora le richieste (ma dice di occuparsene)
27 produce uno stato di malessere o un senso di intrappolamento
28 ci fa fare cose che probabilmente non sceglieremmo spontaneamente
29 è efficiente nel perseguire i propri fini, ma a spese altrui
30 è costantemente oggetto di discussione tra le persone che lo conoscono.

lunedì 8 agosto 2011

QUANDO LUI E' UN BUGIARDO PATOLOGICO

Chi racconta una bugia è quasi sempre mosso da una tattica, un piano strategico che tende verso un obiettivo, un fine, la bugia non è mai fine a se stessa. E' una strategia che nelle attese di chi le adotta permette di ottenere qualcosa in più rispetto alla "verità". E un comportamento che garantirebbe la "sopravvivenza", socialemente utile perchè consente di avere buone relazioni con tutti, ricavarne vantaggi  sul lavoro, schivare le responsabilità, sottrarsi a controlli e critiche. A volte si è portati ad inventare frottole per non arrecare dispiaceri ai propri cari, le classiche "bugie a fin di bene". Ma a volte, al contrario, la verità scagliata violentemente sul proprio partner potrebbe rivelarsi solo un atteggiamento aggressivo, agito al solo scopo di colpire l'altro: svelare una infedeltà di poco conto potrebbe essere utile solamente per svincolarsi dai sensi di colpa e catapultarli sul proprio compagno.
Conservare un segreto può anche voler dire essere autonomi, adulti: le persone mature sanno anche fingere, i bambini hanno la tendenza a raccontare tutto alla mamma. In ogni caso l'importante è che la bugia rimanga un episodio singolo altrimenti potrebbe diventare una giustificazione per creare interi castelli in aria, storie parallele, doppie vite. Inganni senza fine dove, credendo di imbrogliare gli altri, si finisce con il tradire se stessi. Recitare ruoli o personaggi lontani dal nostro modo di essere, affezionarsi ad un scenario inventato ad hoc per farci accettare dagli altri o per garantire la sopravvivenza della nostra autostima. Nella letteratura clinica in realtà non esiste una vera e propria "sindrome del bugiardo" (o come è chiamata da molti "sindrome di pinocchio") ma certamente la tendenza a dire bugie è un aspetto predominante di alcune tipologie di personalità come quella narcisista o addirittura quella deviante. 
Prendere in prestito il personaggio di Pinocchio attraverso la metafora della sua storia ci può essere utile per meglio identificare coloro che hanno una forte tendenza a raccontare bugie. Pinocchio è un burattino di legno che vuole diventare un bravo ragazzo (in carne ed ossa), cerca di essere adulto o meglio finge di essere grande ma in realtà si comporta come un bambino (a differenza del personaggio di Peter Pan che invece ha scelto di rimanere bambino). Nella fiaba Pinocchio si ripromette di ascoltare papà Geppetto e la Fatina (che potremmo metaforicamente assimilare alla mamma) ma purtroppo i suoi desideri lo spingono sempre ad agire impulsivamente e a non preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni ("fa spallucce"): non è un caso che il paese dei balocchi si riveli una grande fregatura.
Nella prima parte della storia il Grillo parlante (il genitore interiorizzato) viene schiacciato con una martellata. Quante promesse, a se stesso e agli adulti, di diventare giudizioso e bravo! Pinocchio, così come Peter Pan ha una grande voglia di vivere, entusiasmo, curiosità, creatività da vendere in opposizione al mondo degli adulti tutto improntato alla ricerca del successo, del denaro e dei beni materiali. L'uomo "Pinocchio", così come il burattino, rimane infantile, senza la capacità di integrare la propria personalità con la difficoltà a mantenere i propri impegni, a prendersi le proprie responsabilità, con la forte tendenza a dire continue bugie per non affrontare la propria realtà. 


Perchè un uomo può arrivare a costruire la propria esistenza sulle bugie? 
La favola di Collodi si conclude con la raggiunta maturità del burattino: diviene un ragazzino assennato, studia, salva il suo papà dalla balena ed in seguito si occupa di lui, grato per tutto il bene che le due figure adulte importanti (Geppetto e la Fatina) gli hanno donato. Il bambino si evolve psichicamente e diviene quindi un adulto. Ma perché molti bambini rimangono "troppo infantili"come era Pinocchio nella prima parte della sua storia? Perché in alcuni uomini non avviene la trasformazione, la crescita psichica e rimane quella fastidiosa tendenza a raccontarsi e raccontare frottole dando di sé una immagine non autentica? 
Tutto quello che siamo o diventiamo ha necessariamente a che fare con i nostri rapporti affettivi del periodo infantile, non si possono ignorarei vissuti interiorizzati attraverso i rapporti con le figure di riferimento. A volte i bambini possono interiorizzare uno scambio affettivo arido con i propri genitori, poco sostegno, poca vicinanza fisica, incapacità di contenimento, trascuratezza, assenza, a volte addirittura aggressività e poco riconoscimento della propria individualità. La dolorosa angoscia per la frustrazione e la trascuratezza dei genitori, porta questi bambini a cercare il modo di "caversela" da soli, tentando disperatamente di provvedere ai propri bisogni che però, il più delle volte, vengono soffocati, manipolati, stravolti.


Grande disorientamento e confusione che spinge il bambino prima e l'adulto poi a recitare una parte, un copione attraverso il quale "compiacere" i genitori proprio per essere accettati. E' una trama che si ripete tutta la vita all'interno della quale si ha la tendenza a non essere se stessi, a manipolare continuamente il rapporto con se stessi e con gli altri, allontanando il sano desiderio di costruire la propria intimità. Perché? Troppo intense sono le paure e le sofferenze infantili, tanto da voler evitare di riviverle, si predilige così un atteggiamento efficace come quello di manipolare gli altri in modo da allontanare il rischio che si possa ripresentare l'antico scenario vissuto con i propri genitori! La maggior parte di quei pazienti che hanno subito maltrattamenti in famiglia, descrive i genitori come persone amorevoli ed affettuose, sì esigenti, ma sempre preoccupati per i loro figli. La realtà viene come alterata, negata forse perché troppo dolorosa e difficile da tollerare. Una sorta di autoinganno, di vera e propria assenza di consapevolezza. Vivere illudendosi e vivere illudendo gli altri può essere strettamente connesso. 


Come riconoscere un bugiardo patologico? 
L'uomo-Pinocchio ha una grande necessità di mantenere alta la sua autostima ad ogni costo attraverso conferme continue della sua abilità nel controllare gli altri, ha una grande difficoltà nel comprendere di avere bisogno di aiuto e soprattutto nel chiedere aiuto, forse l'unica occasione che potrebbe spingerlo a chiedere aiuto è l'esperienza di abbandoni inaspettati che lo costringono a rimanere solo. Dopo una menzogna si pente momentaneamente, ma ciò non è mai seguito da un reale cambiamento. E' raro che viva sensi di colpa e vergogna, c'è una forte tendenza a colpevolizzare chi lo accusa, il comportamento che lo contraddistingue è impulsivo, con una inclinazione a vivere l' "attimo fuggente". E naturalmente ha una grande difficoltà a progettare e a mantenere dei programmi costruttivi. L'uomo- Pinocchio è bravissimo a trarre il proprio vantaggio nel rapporto con gli altri, con grande maestria tiene lontano il prossimo, disprezzandolo e mettendolo in una posizione di inferiorità: perchè questo accada è costretto a circondarsi di persone che, pur di sentirsi importanti, (generalmente per risolvere un proprio senso di inadeguatezza) hanno la tendenza a "volerlo salvare" a tutti i costi. Pinocchio esiste solo insieme alla Fatina che lo salva. Le mogli e le fidanzate dei "pinocchi"sopportano rassegnate le birbanterie e le frottole dei loro compagni che, con un atteggiamento da veri bambinoni, una volta scoperti, piangono e fanno i capricci fino a quando arriva puntuale il perdono che dà loro il "permesso" di intraprendere di nuovo la strada delle bugie. La maggior parte di queste donne "salvatrici" fanno finta di credere alle scuse e alle promesse ma rimangono aggrappate alla propria paura di essere abbandonate e di rimanere sole tanto da sopportare il costo di essere manipolate e ingannate. La maggior parte di queste donne vive proprio il timore di far male all'altro abbandonandoloLe Fatine per eccellenza sono donne che tendono, per natura, a negare l'evidenza dei comportamenti trasgressivi altrui. Le contraddistingue un grande spirito di sacrificio e il desiderio di riscattare gli altri. Poca autostima e quindi una consequenziale tendenza a pensare prima e soprattutto agli altri che a se stesse. 


Come comportarsi se ci si trova nella situazione di avere un partner che soffre di questa condizione? 
Sicuramente una domanda fondamentale da porsi è come mai si continuano a subire le continue umiliazioni delle false promesse del compagno. Anche se è una impresa difficile, bisogna provare a smettere di credere alle autocommiserazioni di Pinocchio, dare delle scadenze effettive rispetto alle aspettative riguardo il comportamento interpersonale. A volte si può scoprire che una separazione sia la soluzione migliore. Cominciare a pensare di fare un percorso psicoterapeutico per comprendere i motivi di tanta dedizione e soprattutto per evitare che il proprio atteggiamento masochistico si ripeta all'infinito, procurandosi ferite continue e una vita priva di complicità emotiva e intimità, e quindi non autentica, nascondendo anche a se stesse il vero sé. 


Si può guarire da questa condizione? 
Cambiare significa innanzitutto rendersi conto che si sta recitando un copione, che non si è se stessi e l'uomo Pinocchio, per la sua natura, non è certo agevolato in questa coraggiosa rivoluzione interiore. Forse l'unica possibilità che potrebbe aprire loro uno spiraglio è l'essere abbandonati, trovarsi completamente soli con la mancata possibilità di "utilizzare" le donne. Potrebbe essere determinante il fatto che la donna non perdoni più Pinocchio quando fa delle marachelle specialmente se sono continue e senza speranza. Il cambiamento dell'uomo potrebbe essere vantaggioso solo se è interiore, profondo, dovrebbe legarsi alla perdita definitiva della tendenza a ricavare dei vantaggi attraverso le menzogne e le manipolazioni. Cambiare è possibile, almeno in potenza, bisogna trovare però la chiave giusta. Non esiste una regola uguale per tutti, e comunque è necessario interrogarsi sul senso di quello che si sta vivendo. La psicoterapia può essere un grande aiuto anche se i pazienti-Pinocchio che bussano alla porta dello psicoterapeuta sono coloro che sono stati ripetutamente abbandonati o anche traditi. A volte qualcuno sperimenta qualcosa che si avvicina all'esperienza del panico o a quella della depressione. Numerosi sono i giocatori d'azzardo o gli alcolisti. 


Si tratta di una condizione che riguarda maggiormente gli uomini o le donne? 
Un numero assai consistente di uomini vive vite parallele. Spesso uomini sposati mantengono per anni relazioni extraconiugali che sembrano non intaccare minimamente la loro convinzione a vivere in famiglia nel ruolo stabile di mariti e padri. Si muovono come se niente fosse da un contesto all'altro in palese incompatibilità affettiva, pur tuttavia, senza tormenti e dubbi. Dichiarano il loro amore per la moglie (madre dei loro figli) e poi contemporaneamente la tradiscono senza titubanza. Dividersi in storie parallele è molto comune tra gli uomini- Pinocchio che, per un eccesso di predisposizione narcisistica vivono il piacere "speciale" e l'onore di sentirsi al centro dello scenario affettivo di più donne, moltiplicando occasioni di appagamento e di consenso femminile. Non sentono la necessità di fare una scelta. In generale l'uomo non ambisce all'esclusività o alla totale condivisione nel rapporto di coppia (tendenza questa squisitamente femminile) la suddivisione della loro affettività non li fa sentire frammentati o disorientati.


I più comuni disagi sono relativi alla difficoltà di tenere in piedi castelli enormi di bugie e cercare sempre la credibilità per non farsi scoprire dalle rispettive compagne. Anzi, nella maggior parte dei casi, sentono di mentire per una buona causa, cercando di tutelare integrità della propria immagine. E' difficile, per questa tipologia di uomini, rendersi conto dei bisogni affettivi delle persone che li circondano. Le donne, rispetto agli uomini, riescono più facilmente a chiudere un rapporto prima di dare vita ad un altro: forse sono più predisposte ad interrompere quando sentono di potersi fidare del nuovo partner e di poter contare sul suo attaccamento. Generalmente sono le donne a doversi contendere l'amore di un uomo. Appena c'è l'occasione, le donne sono portate a scegliere ma raramente lasciano il loro compagno nell'incertezza. L'uomo invece sembra godere nel mettere le donne in competizione tra loro. Le donne sacrificano più volentieri le loro amicizie in nome dei rapporti familiari, sono in perenne conflitto interiore che, ancora una volta, le costringe ad una "scelta"rispetto ad un ambito relazionale rispetto agli altri al quale si consacrano con totale dedizione. L'uomo, rispetto alla donna, sembra avere bisogno di maggiori e continue conferme di sé attraverso il rispecchiarsi negli altri, attraverso il rimando dell'immagine tentano disperatamente di costruire l'integrità e la forza della propria identità. 
Non possiamo dire con certezza che l'uomo sia, in assoluto, più menzognero della donna, certo però che, rispetto alla donna più malvolentieri prende posizioni nette, è portato a fare delle scelte definitive e, affrontare conflitti e ambiguità. Pur di non mettersi in discussione tenta di restare a galla soprattutto attraverso realtà inventate o taciute.

sabato 6 agosto 2011

QUANDO L'EGO E' SMISURATO

corrisponde al DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA'  
(secondo la mia opinione è uno dei disturbi più frequenti dei giorni nostri) 

Le personalità difficili sono chiaramente definite in ambito psichiatrico. Qui le esamineremo dal punto di vista astrologico. Sono prese in esame le seguenti personalità difficili: paranoica, narcisista, ansiosa, istrionica ed evitante.Cosa s’intende per personalità difficile? Una personalità difficile ha alcuni tratti del carattere troppo pronunciati e non adeguati alle situazioni, perciò causa sofferenza per sé e per tutti coloro con cui vengono a contatto. La loro principale caratteristica, comune a tutti i tipi di personalità difficili, è la forte rigidità di carattere. E a causa dell’eccessiva rigidità, ovvero della mancanza di flessibilità, le personalità difficili sono sempre uguali a se stesse, ossia si comportano sempre allo steso modo, per cui è possibile individuarle con facilità.

Caratteristiche del Disturbo narcisistico di personalità:
•Ha un senso grandioso del proprio se
•E’ assorbito da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza e di amore ideale
•Crede di essere “speciale” e unico e di dover frequentare e poter essere capito solo da persone speciali o di classe elevata
•Richiede eccessiva ammirazione
•Tutto gli è dovuto: pretende di essere accontentato
•Approfitta degli altri per raggiungere i suoi scopi
•Manca di empatia: non riesce ad immedesimarsi nelle emozioni degli altri per cogliere i loro  bisogni
•E’ spesso invidioso o crede che gli altri lo invidiano
•Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi 

Stile comportamentale
•Le persone narcisiste appaiono vanitose, presuntuose e snob.
•Dominano le conversazioni
•Cercano ammirazione, agiscono in modo pomposo ed esibizionista
•Sono impazienti e arroganti
•Sono tendenzialmente persone stimolanti, brillanti, corteggiano in modo unico e speciale
•Hanno mille interessi che perseguitano fino in fondo 

Stile interpersonale 
•Le persone narcisiste sfruttano ed utilizzano gli altri per soddisfare le proprie esigenze e i propri bisogni
•Sono gentili, piacevoli ed intenzionalmente disponibili
•Non sono capaci di capire le emozioni e i bisogni degli altri
•Sono controllati, non esprimono le proprie emozioni, non si lasciano completamente andare in rapporti profondi ma rimangono a livello superficiale
•Sono competitivi e provano invidia 

Stile di pensiero 
•Si pongono irrealistici obiettivi di potere, benessere e abilità perché convinti di esserne MERITEVOLI
•Lo stile di pensiero è caratterizzato da ESAGERAZIONE
•Mostrano un esagerato senso di IMPORTANZA DI SE

Stile Affettivo 
•Oscillano dall’iper-idealizzazione alla svalutazione della loro compagna. All’inizio della relazione, le persone con disturbo narcisistico di personalità perdono la testa per il patner idealizzato e perfetto, che gli da valore aggiunto. Con il passare del tempo inizia a svalutarlo, ricercandone i difetti. La persona narcisista assume un atteggiamento di superiorità, tende a svalutare e a criticare il patner. Dare poca importanza e sottolineare i difetti gli permette di distaccarsi dal patner senza soffrire.
•Anche con il patner appaiono superficiali con un minimo di coinvolgimento emotivo. Non riescono a ricevere l’amore ma ricercano l’ammirazione, l’approvazione (patner freddi) oppure prendono tutto l’amore dando poco o nulla in cambio (patner accudenti)
•Utilizzano e si distaccano facilmente dal patner senza provare particolare rimorso 

Stile di attaccamento
•Le persone narcisiste mostrano uno stile di attaccamento ansio-ambivalente
•Si considerano speciali e meritevoli, ma allo stesso tempo sono consapevoli del loro bisogno degli altri, i quali costituiscono potenziali fonti di dolore per loro
•Per questo tendono ad usare gli altri, rimanendo distaccati da essi.

La caratteristica essenziale del Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro di tendenza alla superiorità, necessità di ammirazione e mancanza di sensibilità per gli altri. Gli individui con disturbo narcisistico hanno, per la maggior parte del tempo, un’alta considerazione di sé. Essi abitualmente esagerano le proprie capacità, apparendo spesso presuntuosi. Credono di essere speciali, superiori, di dover essere soddisfatti in ogni loro richiesta e di avere diritto ad un trattamento speciale.
Si aspettano che anche gli altri riconoscano il loro status di persone speciali e, nel caso in cui questo accada, li idealizzano. Viceversa se gli altri mettono in discussione le loro qualità reagiscono con rabbia, risultando incapaci di mettersi in discussione ed accettare le critiche.

Gli individui con disturbo narcisistico di personalità generalmente hanno difficoltà a riconoscere che anche gli altri hanno desideri, sentimenti e necessità. Credono che le proprie esigenze vengano prima di ogni cosa e che il loro modo di vedere le cose sia l'unico giusto universalmente, mostrando indifferenza rispetto al punto di vista degli altri e incapacità di coglierlo. Così, per esempio, gli individui con disturbo narcisistico possono pretendere di evitare di fare la fila e di essere serviti immediatamente da commessi e camerieri. In ogni caso, anche se non lo pretendono, si infastidiscono oltre modo quando si trovano a dover rispettare le attese, le regole condivise, mal tollerando di non veder soddisfatti subito i propri bisogni.

Le relazioni interpersonali sono dunque tipicamente compromesse a causa di problemi derivanti dalle eccessive pretese, dalla necessità di ammirazione e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Gli individui narcisistici, infine, sono spesso invidiosi degli altri, o credono che gli altri siano invidiosi di loro. Tendono a vedere gli altri in chiave competitiva e a lottare per stabilire e mantenere una posizione di supremazia.
Molto spesso, negli alti ruoli di qualunque gerarchia (aziendale, istituzionale, ecc.), troviamo soggetti con personalità narcisistica, in quanto le loro caratteristiche sono funzionali alla competizione sul lavoro. Ottengono elevati risultati senza rendersi conto di quanto molte persone facciano le spese dei loro atteggiamenti o rimangano ferite da essi. Nelle relazioni interpersonali sono fallimentari. Scelgono generalmente partner deboli e sottomessi, che li ammirano e li fanno sentire importanti. Dopo un po’ di tempo, però, si annoiano, si sentono insoddisfatti e vanno alla ricerca di nuovi flirt, volti a stimolarli nuovamente, oppure tentano di trasformare il/la partner, manipolandoli a loro piacimento. Anche in amore vivono con un costante senso di competizione e il gusto che traggono dalla relazione e principalmente quello di conquista della “preda”.

Nei rari casi in cui entrano in relazioni con una persona “al loro livello”, che non li ammira, a cui sono loro ad attaccarsi veramente, soffrono di un’elevata ansia d’abbandono e, nel caso di una rottura, sprofondano nella depressione. Stessa sorte tocca loro nel caso in cui ottengano pesanti fallimenti sul lavoro o perdano una competizione importante. In ogni caso i narcisisti, anche quando hanno la sensazione di avere tutto ciò che desiderano (successo, amore, soldi, ecc.) si sentono costantemente insoddisfatti e attraversano fasi depressive cui non sanno dare una spiegazione.

La terapia del disturbo narcisistico è molto difficile, anche per la loro totale inconsapevolezza del disturbo e dell’effetto che esso provoca negli altri. In genere arrivano ad una terapia soltanto perché si sentono depressi, ma le tradizionali terapie antidepressive non hanno efficacia. La terapia cognitiva a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni) offre qualche possibilità di miglioramento, sebbene sia molto difficile modificare una struttura di personalità e, in questi casi, anche conquistarsi la fiducia del paziente e mantenerla elevata.