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L'austerità del mio pianeta mi impone di essere severa con me stessa e con gli altri, con chi ha perduto i valori, i principi, sotterrati da una società superficiale dove, l'usa e getta, è diventata la quotidianità. Tante parole belle e giuste vengono usate, ma poi nei fatti l'onestà e il rispetto sono diventati inesistenti !!

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giovedì 17 luglio 2014

I SERIAL KILLER DELL'ANIMA

Un altro articolo che riguarda la manipolazione psicologica! Mi rinnovo con questo argomento perché secondo me è "tragicamente" attuale, partorito purtroppo, dalla nostra moderna società malata. Ne stiamo vedendo i risultati con i terribili fatti di cronaca nera di questi ultimi anni ............
La manipolazione relazionale alla base della violenza psicologica si parlerà di omicidi non fisici ma dell’anima.

Nel saggio “Il Serial Killer dell’Anima” si è cercato di tracciare un identikit di quello che è l’abusante che noi ci troviamo quotidianamente nelle case e che non presenta delle caratteristiche peculiari, non ha dei tratti “folli”, nemmeno diagnosi psichiatriche dietro, ma è una persona normalissima che sta con noi, che ci vive accanto, che ci dorme vicino ed è importante identificarlo perché quando noi parliamo di violenza psicologica stiamo parlando di un fenomeno che è ancora più diffuso di quella fisica. Non tutti gli abusi psicologici degenerano in violenza fisica ma sicuramente laddove c’è violenza fisica a monte c’è stata quella psicologica. Vediamo in cosa consiste. Noi parliamo di violenza psicologica quando viene, per quanto riguarda la donna, fondamentalmente attaccato il sistema identitario, quindi: abusi, ingiurie, menzogne, svilimenti, umiliazioni, sono tutti atti silenti, poco concreti, che non lasciano un segno materiale ma sicuramente ne lasciano uno molto profondo sotto il profilo psicologico e sono segni spesso con delle conseguenze irreversibili: danni alla psiche, esaurimenti nervosi, depressioni. Tutto frutto di un qualcosa che viene estrinsecato nel tempo, nell’arco di relazioni lunghe, lunghissime anche di decenni e che però spesso purtroppo non vengono riconosciute perché diventa difficilissimo per la donna capire e accettare il concetto di essere massacrata psicologicamente dalla persona che ama, è un concetto che non riesce ad accettare. Il mio libro vorrebbe dare una risposta a tutte quelle donne che si ritengono delle cretine a rimanere in quel contesto violento, ad essere delle vittime. Le vittime di violenza domestica devono purtroppo fare i conti con un senso di colpa che le porta a rimanere intrappolate in quella situazione. Attenzione, quando parlo di vittima non mi riferisco ad uno stereotipo: donna fragile, debole, senza strumenti, povera (ci sono anche quelle ovviamente); la vittima è la donna normale, come l’abusante é l’uomo normale e sempre più spesso anche lei occupa posizioni elevate avendo raggiunto traguardi che fino a pochi anni fa sembravano irraggiungibili. Forse questo bisogno di violenza deriva dal fatto di sentirsi inadeguati: violenza e debolezza. La debolezza psicologica dell’uomo porta al desiderio di controllo e annientamento. Ma come si realizza un annientamento di questo tipo? Non c’è donna al mondo; tranne casi di grande masochismo quindi casi patologici, che si diverta a stare lì a prenderle né fisicamente né psicologicamente. All’interno della relazione il più delle volte avviene quella che si chiama ‘manipolazione relazionale’ cioè una sorta di lavaggio del cervello che determina l’acquiescenza della vittima. La donna resta lì a “prenderle” e non si ribella perché la violenza è caratterizzata da un ciclo tipico che è quello del momento aggressivo, seguito poi dalla pace, seguito poi dalla riappacificazione tecnicamente nota come luna di miele (ed è quello il momento più pericoloso) in cui l’uomo promette di cambiare, di non reiterare più quello che ha fatto. Sono i momenti in cui lui manifesta anche una volontà di cambiamento che spesso dura il tempo che dura per poi ritornare alla violenza. Ci sono film come “A letto col nemico” o “Gaslight”, un film degli anni ‘40, che descrivono molto bene il lavaggio del cervello fatto sulla donna. Dal film “Gaslight” è stato tratto il termine gaslighting per indicare il fenomeno attraverso il quale una persona tenta di fare impazzire l’altra (nel film il marito accendeva e spegneva le luci di una camera cercando di giocare sul sistema percettivo della vittima portandola a dubitare che le luci potessero essersi accese da sole) ed è questa la manipolazione relazionale, quel fenomeno che poco alla volta conduce la donna se non proprio alla follia a gravi compromissione del sistema cognitivo, intellettivo ed emozionale con gravissimi danni alla sfera emotiva e a tutto quello che la concerne. Non parliamo poi delle conseguenze derivanti dalla violenza assistita, quella a cui assistono i figli nel momento in cui la madre viene abusata. Il bambino assiste oltre che alla violenza fisica soprattutto a queste dinamiche relazionali perverse. Queste dinamiche relazionali sono perverse perché vogliono e richiedono una dipendenza della vittima dal carnefice. Questi uomini creano dipendenza e le vittime fanno molta fatica a venirne via, non riconoscono il fenomeno, non riconoscono addirittura che è un abuso. Prima parlavamo di cifre oscure. La cifra oscura in criminologia è quella cifra che non è pervenuta in quanto il reato non è stato denunciato, ma nel nostro caso il reato addirittura non viene identificato perché la vittima non lo riconosce come tale. Durante un mio seminario una signora di circa 70 anni ha osservato che stavo descrivendo un fenomeno che tutte le donne quo- tidianamente vivono. Quindi per questa signora era la norma. In molte culture compresa la nostra, quella più meridionale, il padre padrone non è altro che il soggetto che sto descrivendo (che però ho cercato di stigmatizzare un po’, giusto per renderlo più riconoscibile). Il padre padrone, in un nuovo modello e in una nuova forma, è il libero professionista, è il politico, è il primario, è il medico, è l’avvocato, è il comandante di polizia; tutti soggetti di difficile riconoscimento e individuazione in quanto si caratterizzano per il mascheramento che attuano per catturare una preda. Essi non fanno subito vedere la loro faccia, il loro aspetto, bensì indossano delle maschere (io parlo di “camaleontismo del manipolatore”). Sono di difficile individuazione perché nel momento in cui si avvicinano usano dei sistemi e degli strumenti finalizzai esclusivamente ad accalappiare chi c’è dall’altra parte. Si presentano come principi azzurri per poi rivelarsi dei rospi con un processo contrario rispetto a quello delle fiabe. E la vittima cade inesorabilmente nella trappola dell’inganno. La menzogna e l’omissione sono gli strumenti principali che utilizzano per accalappiare la vittima. Inoltre questi soggetti sono fedigrafi per antonomasia. Si attaccano a più persone per coltivare prede diverse con sempre una, quella privilegiata, in prima linea e attingono alle loro energie, come dei vampiri. Parlo di “vampirismo energetico” (riferito esplicitamente al bellissimo libro “Vampiri energetici” di Mario Corte) perché sono persone che attingono, vanno a prendere le energie. E questa forma di sottrazione energetica è la prima forma di violenza psicologica perché sono uomini che assorbono, stancano, sfiniscono, sono spesso dipendenti, emotivamente immaturi. Vanno a giocare su leve emozionali molto presenti in tutti noi, ma nella donna in particolare, quali il senso di colpa e la paura e giocano puntando su questi due elementi. Attraverso le leve emozionali del senso di colpa e della paura determinano l’acquiescenza e la sottomissione. Il fenomeno interessante è che riescono a fare sentire sempre inadeguata la vittima che non si chiede che cosa sta succedendo ma si mette sempre dalla parte della colpevole. Come le vittime di stupro devono fare una elaborazione lunghissima sul senso di colpa che accompagna il delitto di stupro, così le vittime di violenza domestica devono fare i conti con questo senso di colpa che le porta a rimanere intrappolate in quella situazione. Il non venir via è dovuto al fatto che la donna pensa che in qualche modo avrebbe dovuto fare meglio, che avrebbe potuto cambiare la situazione e determinare altre conseguenze. E così si fa fregare restando a volte anche tutta la vita accanto a queste persone che non fanno altro che sottrarre energie, causare dolore e disagi. Probabilmente questi dati ci sono sempre stati. Adesso se ne parla di più, si dà più rilevo ma si continua a tacere. Si fa molta fatica a tirare fuori il problema della violenza domestica intesa anche come micro abusi, micro ferite quotidiane. Tutto quello che è mancanza di rispetto è da considerarsi violenza quindi iniziamo ad entrare in un’accezione del termine molto più vasta di quello che si fa normalmente. Siccome siamo nella cultura del non rispetto (i media insegnano) in cui tutto è basato sulla aggressività allora l’operazione delicata da fare, legata anche al concetto di violenza assistita, è sicuramente quella della prevenzione sui figli. Prima dicevo che la violenza assistita è da considerarsi pericolosa anche se si tratta di violenza “solo” psicologica che non lascia segni visibili perché il bambino impara quegli schemi comportamentali. E quelle modalità relazionali pseudo affettive disturbate e perverse sono poi interiorizzate dal bambino che guarda caso l’andrà a replicare: quasi tutti i manipolatori relazionali sono stati a loro volta vittime di violenza. Se è difficile avere dati sui reati di violenza è ancora più difficile averli sui casi di manipolazione che sono molti più di quanto si possa pensare I “vampiri energetici” oggi sono miliardi e sono aumentati perché si sentono più deboli. Siamo diventate troppo sicure di noi, troppo aggressive, troppo tutto, e forse lo abbiamo fatto anche un po’ troppo in fretta e non è stato minimamente metabolizzato. Quindi io credo che buona parte della violenza oggi si deve proprio al fatto che abbiamo uomini non spaventati bensì terrorizzati. Quindi una delle prime operazioni da fare per lavorare bene sotto il profilo preventivo oltre quella di fare “rete” tra noi, aiutare le vittime ognuno con la propria professione, ecc. è sicuramente quella di cercare di strutturare un sistema per fornire un aiuto anche agli abusanti. -